Chi, come me, non ha nessun caro o conoscente in stato di pericolo, ha la fortuna di vivere questo momento come un so-stare, una pausa forzata che può essere rivalutata e vissuta in modo propositivo.
Vivere negativamente queste settimane non ha un riscontro né pratico né tantomeno efficace, dato che non possiamo controllare quello che sta accadendo.
E' come combattere contro i mulini a vento.
Lamentarci non cambierà nulla, inveire contro gli altri non cambierà nulla, diffondere notizie false non cambierà nulla.
Quello che cambia è il modo in cui vivremo questo periodo.
Ognuno di noi, chi più e chi meno, fino ad un mese fa stava vivendo una vita frenetica, accelerata, cadenzata, costante.
E ora improvvisamente qualcuno ha cliccato su STOP.
La domanda che può sorgere spontanea è: e ora cosa faccio? Come arrivo a sera? Cosa succederà dopo? Quando finirà?
Per ridurre l'inquietudine dello sconosciuto e dell'ignoto, per placare le insicurezze e le ansie di un tempo che appare vacuo e vuoto, di attesa e sospensione, possiamo iniziare a pensare questo momento non più come intermezzo o come pausa, ma come un nuovo tempo da vivere.
Non dobbiamo subirlo questo tempo, non dobbiamo pensarlo come uno stop.
E' facile cadere nella trappola dell'attesa, del "io mi fermo e aspetto", dell' "oggi magari succederà qualcosa".
Certe cose sì, si sono fermate, ma la nostra vita no.
Quanto durerà tutto ciò non è dato a sapersi.
Ma sta a noi decidere cosa farne di questo tempo.
Non esistono consigli validi per tutti, passatempi che appassionano chiunque o modi di vivere ugualmente piacevoli per ciascuno di noi.
E quindi cercate, ascoltate, fate cosa vi fa star immediatamente meglio.
Rispolverate vecchie passioni.
Imparate qualcosa di nuovo.
Insegnate qualcosa di nuovo.
Cambiate cosa non vi andava già da tempo bene.
Finite faccende lasciate a metà.
State insieme senza fretta, senza dettami esterni.
Pensate a nuovi progetti.
Sostate.
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